Rustici e alloggi turistici fuori zona, serve equità
L'articolo sulla interrogazione presentata da me ed il collega Aron Piezzi per ottimizzare l'utilizzo dei rustici a scopo turistico
Sui rustici e gli alloggi turistici ci sono ancora degli ostacoli da risolvere. A pensarlo sono i deputati liberali radicali Aron Piezzi e Luca Renzetti, che con un’interrogazione al Consiglio di Stato ne segnalano alcuni. A partire dagli svantaggi per i rustici fuori zona.
Con ordine. Piezzi e Renzetti partono dal marzo 2021, quando il Gran Consiglio ha approvato la registrazione sistematica degli stabilimenti d’alloggio dati in locazione a uso turistico, e la relativa proposta di modifica della Legge cantonale sul turismo volta a permettere la riscossione della tassa di soggiorno tramite le piattaforme online a incasso diretto. In questo modo, ricordano i due deputati del Plr, l’intenzione era “adeguare il quadro legislativo sulla registrazione degli alloggi e la relativa riscossione delle tasse di soggiorno, a fronte dello svilupparsi di piattaforme come Airbnb o Booking.com”.
Ebbene, il rapporto della Commissione parlamentare ‘Economia e lavoro’, però, chiariva testuale: “La giusta regolamentazione non deve sfociare in un ostacolo all’offerta anche non sistematica di alloggi turistici che, se di qualità, possono sicuramente allargare e rafforzare l’attrattiva della nostra regione, oltreché sostenere strutture ricettive del territorio o fornire utile reddito accessorio a cittadine e cittadine”.
‘Non riguarda solo i centri turistici, ma anche le regioni periferiche’
Questo “non solo nei centri turistici – scrivono Piezzi e Renzetti –, ma anche nelle regioni periferiche, dove i rustici sono un importante elemento paesaggistico, ma anche socio-economico. Proprio per questo la competente Commissione aveva chiesto garanzie al Consiglio di Stato”.
Richiesta riportata nero su bianco dai due interroganti, nella quale la ‘Economia e lavoro’ faceva presente che “è noto che non sono rari in Ticino i casi di edifici fuori zona trasformati a scopo residenziale secondario, soprattutto nel periodo anni ‘60 - anni ‘90, senza seguire particolari procedure edilizie”. E le domande furono: “In che misura la loro situazione giuridica ‘imperfetta’ può condizionare la decisione di un esecutivo comunale nel ritenere un edificio idoneo o non idoneo quale alloggio turistico ai sensi della presente legge? Può l’Esecutivo limitarsi a una valutazione di fatto dell’edificio?”. Sempre la ‘Economia e lavoro’, aggiunse che non riteneva che “la presente legge debba assumere anche una funzione di legge di polizia edilizia”.
La risposta del Consiglio di Stato fu chiara: “Se un edificio è abitato (o abitabile) dai proprietari è sicuramente autorizzabile anche per l’affitto a breve termine, per cui il Comune deve agire come in una normale richiesta limitandosi a una valutazione di fatto dell’edificio con gli elementi di sua conoscenza”.
‘Sono le procedure edilizie e pianificatorie a creare problemi’
Tutto molto bello, ma per Piezzi e Renzetti non sta esattamente andando così. Anzi. Sono saliti alla ribalta “casi in cui dei rustici fuori zona non hanno ottenuto il necessario numero identificativo per poter affittare i propri rustici”, come riferito dal ‘Quotidiano’ del 20 giugno. Sempre i due interroganti precisano che “sono le procedure edilizie e pianificatorie a creare problemi”. Infatti, “l’articolo 3 del regolamento d’applicazione della Legge edilizia, in atto da fine 2022, dice sotto i 90 giorni di affitto della casa secondaria non è necessario il cambio di destinazione. Il paradosso tuttavia – si continua a leggere nell’interrogazione – è che questo regolamento si applica solo per il territorio in zona edificabile”. E nel fuori zona? “Formalmente bisognerebbe richiedere il cambio di destinazione, da ‘residenza secondaria’ a ‘alloggio turistico’, che il Cantone sembrerebbe però non accettare (nonostante quanto scritto dal governo nella Risoluzione governativa già citata)”. A entrare in gioco sarebbe a questo punto la Legge sulla pianificazione del territorio, “che sappiamo essere molto, troppo restrittiva e che pone problemi circa l’accettazione di queste attività di locazione turistica”.
Alla fine dei conti, per i deputati liberali radicali “il grande rischio è mettere in difficoltà i proprietari, i Comuni ma pure il settore del turismo di montagna fuori zona edificabile. Occorrono, invece, certezze e parità di trattamento per permettere a questo importante settore, legato anche alla vitalità socio-economica delle zone discoste, di andare avanti”.
Pertanto, Piezzi e Renzetti chiedono al governo se sia consapevole di questo problema, perché non abbia ritenuto di prendere posizione sul tema, in che modo i Comuni sono stati sensibilizzati e cosa intenda fare per risolvere la situazione e “superare questa zona grigia”.